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Hiroshima e Nagasaki: il passato che rischia di diventare futuro

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hiroshimaTra pochi giorni saranno trascorsi 67 anni dai bombardamenti nucleari sul Giappone.
Sebbene la distanza nel tempo induca a dimenticanze e rimozioni, è bene aver presente che la minaccia nucleare incombe più che mai su di noi e si alimenta e si moltiplica con l’apporto di operazioni finanziarie che vedono protagoniste alcune tra le maggiori banche mondiali.
Pubblichiamo volentieri questa lettera inviataci da Antonio Morreale del Coordinamento Soci Veronesi di Banca Etica.
…………………………..

Hiroshima e Nagasaki! Si potrà mai nascondere quell’olocausto? far tacere quelle vite bruciate nel nulla? rimuovere la vergogna e l’incredulità di fronte a quell’esperimento riuscito per la scienza dei vincenti?
Dalla vergogna alla paura: il nucleare è ancora in mezzo a noi. Sono più di ventimila le testate, di cui duemila pronte al lancio immediato e irreversibile. L’incubo di un olocausto nucleare, totale e definitivo per il nostro fragile pianeta, può divenire realtà in ogni momento, anche per errore. La diplomazia mondiale si muove per arrivare a strumenti giuridici internazionali, vincolanti, magari puntando all’opzione zero. Ma non si vedono risultati. Chi invece vedono profitti sono le tante ditte impegnate sul nucleare e le banche che finanziano gli ordigni con i nostri soldi.
Le nazioni dotate di armi nucleari spendono ogni anno più di 100 miliardi di dollari per i propri ordigni nucleari. Un rapporto della Campagna internazionale per la messa al bando delle armi nucleari (ICAN) dal titolo “Don’t Bank on the Bomb” fornisce i dettagli su 20 aziende attive nella fabbricazione, manutenzione e modernizzazione degli armamenti nucleari. In prima linea BAE Systems e Babcock International nel Regno Unito, Lockheed Martin e Northrop Grumman negli Stati Uniti, Thales e Safran in Francia e Larsen & Toubro in India. Numerosi istituti finanziari investono in queste società, attraverso prestiti o l’acquisto di azioni e obbligazioni. BNP Paribas, Deutsche Bank, Bank of America, BlackRock e JP Morgan Chase, Mitsubishi UFJ Financial formano il gruppo delle realtà finanziarie “più pesantemente coinvolte” nel sostegno ai produttori di armi nucleari. Il rapporto di ICAN cita anche Finmeccanica, la compagnia italiana di cui il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) è il maggiore azionista (il 32,45% delle azioni). Finmeccanica, a sua volta, detiene 25% delle azioni di MBDA, azienda leader mondiale nella produzione di missili (come i nucleari ASMPA) e sistemi missilistici.
Molte banche italiane contribuiscono al finanziamento di aziende produttrici di armamenti nucleari. Tra queste soprattutto Intesa Sanpaolo (con finanziamenti a Bechtel, Boeing, EADS, Finmeccanica, General Dynamics, Honeywell International, Lockheed Martin, Northrop Grumman e Thales) e UniCredit (finanziamenti a EADS, Finmeccanica, Honeywell International e Thales). Altre banche lucrano con finanziamenti, prestiti e vendita di azioni o obbligazioni di Finmeccanica: Banca Monte dei Paschi di Siena, Banca Popolare di Milano, Banca Popolare di Sondrio, Banca Popolare Emilia Romagna, Banca Popolare di Vicenza, Banco Popolare (VR), Credito Emiliano, Gruppo Carige, UBI Banca (obbligazioni anche nella Thales). Banca Leonardo con obbligazioni anche nella Safran. (Fonte: Campagna ICAN – Rete Disarmo – marzo 2012).
Anche BancoPosta Fondi Sgr ha investito in titoli Finmeccanica (Affari & Finanza, 19.04.2010; Il Sole 24 Ore, 15/11/2009 – vedi vizicapitali.org).
“Le banche e altri istituti finanziari devono porre fine ai finanzianti all’immorale industria delle armi nucleari” (Desmond Tutu, Nobel per la Pace nel 1984). Finanziando i produttori di armi nucleari, i gruppi bancari e finanziari favoriscono a tutti gli effetti la proliferazione nucleare. Tutto ciò a fronte delle reali minacce che meritano ben più impegni di finanziamenti: povertà, cambiamenti climatici, sovrappopolazione e pandemie. Le banche non hanno mai chiesto ai risparmiatori se fossero d’accordo che il loro denaro venisse usato per costruire armi nucleari. E’ certo che tutto il denaro che entra in Finmeccanica e compagnia bella non va solo per armi nucleari, ma è sicuro che tutti gli ordigni nucleari sono fatti con il denaro proveniente dalle banche. I risparmiatori dovrebbero dire chiaramente ai propri istituti di credito che non vogliono assolutamente che i propri risparmi siano utilizzati per finanziare l’industria militare nucleare.
Disinvestire dalle aziende di armi nucleari è una scelta efficace per promuovere l’abolizione delle armi nucleari, sia per le banche sia per i risparmiatori.
Non in nome mio. Non con i miei soldi.

Antonio Morreale

Coordinamento Soci Veronesi di Banca Etica
Via Scrimiari n. 36 – Verona
Contatti e info:

veronainblog.it


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